Secondo quanto rivelano gli ultimi dati forniti dall’Acea, il business delle auto elettriche è cresciuto del 53% nel corso del secondo trimestre del 2015. Proporzioni piuttosto importanti, come si potrà rilevare, che tuttavia non sono sufficienti a rendere rilevante la quota di mercato delle auto elettriche in Italia, tanto che nel nostro Paese l’Unrae, l’associazione dei costruttori stranieri, sostiene che tale quota si limita allo 0,1%.
Dati dunque particolarmente contrastanti, soprattutto se si aggiunge al macrodato numerico di cui sopra, l’evidenza che molto rimane da fare sul fronte delle infrastrutture energetiche.
In tal proposito Spin8, una startup che ha come obiettivo quello di installare nel nostro Paese 57 colonnine di ultima generazione entro il 2018, sottolinea come nel vecchio Continente i punti fast charge siano solamente 2.520 su un totale di 23.800 postazioni, con una quota di poco più del 10% del totale.
Come intuibile, la media cela ottime prestazioni, e performance più attardate. In Danimarca, ad esempio, la quota sfiora il 45%, mentre nel Regno Unito si supera un ottimo 36%. Più attardata l’Italia, con soli 2,4 punti percentuali di questa particolare classifica. In merito, giova ricordare che per ricarica rapida si intendono colonnine oltre i 40 kW, in grado di ripristinare 100 km di autonomia in tempi tra i 10 e i 30 minuti, e in molti casi sufficienti per ripartire con l’80% della batteria.
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In questo ambito gli standard più diffusi sono lo CHAdeMO usato da Nissan Renault, Mitsubishi e Kia, e il SAE Combo Charging Sistem, usato anche da BMW e Volkswagen. Costituiscono un caso a parte i Supercharger di Tesla, con i suoi 135 kW.
Insomma, sul fronte della mobilità ecologica con le auto elettriche molto è stato fatto, ma molto rimane ancora da fare. E il nostro Paese, in questo senso, è tra quelli che ha ancora la maggiore strada da percorrere…