Il conto del dieselgate diventa più pesante, tanto che in seguito allo scandalo il gruppo automobilistico tedesco ha annunciato di aver accantonato 2,5 miliardi di euro per poter coprire le spese – appunto, maggiori del previsto – per poter riacquistare o riadattare le vetture che avevano installati i meccanismi che avevano permesso di manipolare le emissioni dei motori diesel negli Stati Uniti.
L’importo produce una nuova impennata dei costi che la casa tedesca sta sopportando per poter affrontare lo scandalo dieselgate, tanto che il saldo complessivo è ora salito a più di 25 miliardi di euro, e potrebbe essere ritoccato ulteriormente verso l’alto. Il nuovo importo verrà ora imputato ai conti del terzo trimestre trimestrali, pubblicati il prossimo 27 ottobre, e in grado di suscitare molto interesse da parte degli analisti, che scommettono su un pronto dimezzamento degli utili previsti per i tre mesi da luglio a settembre.
Evidenziamo ancora come in seguito all’annuncio il titolo Volkswagen alla Borsa di Francoforte, dove è quotato, abbia perso l’1,5%, dopo però esser calato anche del 3% nel corso della seduta, subito dopo il comunicato della società. Volskwagen ha confermato come tale scelta si fosse resa necessaria poichè il programma che era stato varato negli Stati Uniti, si sta rivelando più lungo e più difficile di quanto era stato auspicato inizialmente.
Sempre a titolo di cronaca, evidenziamo come tale annuncio abbia prodotto ben più di qualche rara perplessità fra gli analisti del settore automobilistico, che ricordano come le auto coinvolte nel solo mercato statunitense siano circa 660 mila su un totale di 11 milioni che montavano il software per manipolare le emissioni. Di queste, 8,5 milioni sono in Europa, dove Volkswagen afferma però ancora di non aver compiuto nulla di illegale.