Il 2013 è stato un anno importante sotto tanti punti di vista sul mercato automobilistico, soprattutto per tanti marchi che hanno chiuso la produzione di alcuni storici veicoli.
E’ il caso, ad esempio, della mitica Volkswagen T1: stiamo facendo riferimento allo storico furgoncino che aveva animato le generazioni di hippy negli anni Sessanta e Settanta. La Volkswagen T1 non è altro che il simbolo di quegli anni, con un successo che si è concentrato soprattutto sul mercato a stelle e strisce.
Il furgoncino Volkswagen T1 è stato realizzato con l’intenzione di offrire alle famiglie un veicolo a basso costo per muoversi e, in poco tempo, è riuscito ad affermarsi come il simbolo di una rivoluzione culturale, ovvero quella dei figli dei fiori, come ben poche altre erano riuscite.
Il Volkswagen T1, durante i suoi sessant’anni di storia (con la versione seguente T2) ha davvero consacrato gli anni più anticonformisti di tutti i tempi, ma dalla Germania fino al Sudamerica questo fantastico furgoncino ha rappresentato per tutti un veicolo comodo, molto pratico e famoso, in grado di adattarsi ad ogni tipo di utilizzo differente.
Volkswagen T1: Il furgoncino più famoso al mondo
Cerchiamo di capire il motivo per cui il Volkswagen T1 ha ottenuto un successo così ampio, ma forse le risposte possono arrivarci proprio dalla sua storia.
Infatti, è sufficiente solo immaginare come l’idea relativa allo sviluppo di questo furgoncino l’hanno avuta esattamente gli operai del famoso stabilimento Volkswagen di Wolfsburg: avevano assemblato un autocarro (sfruttando la struttura di un Maggiolino) con l’intento di portare le merci all’interno della fabbrica principale. Da qui, venne realizzato lo storico furgoncino che ha conquistato tanta gente negli anni Sessanta e Settanta.
Volkswagen T1: motore da quattro cilindri boxer e 25 cavalli
Il Volkswagen T1 era alimentato da un propulsore da 4 cilindri boxer da 25 cavalli a trazione posteriore, posto sul retro, che permetteva di arrivare fino a 100 km/h. La seconda versione (T2) ebbe un motore un po’ più potente, pari a 48 cavalli.
A fare la storia, però, fu un viaggio in India da parte della giornalista tedesca Romy Schurhammer: proprio per via di quell’episodio, i figlie dei fiori lo presero come esempio i classici “hippie trails”.