Secondo quanto afferma un recente report condotto dal Financial Times, l’industria dell’auto elettrica potrebbe presto trovarsi a fare i conti con un pericolo sottovalutato: le batterie scariche, o l’assenza di batterie. Il principale responsabile? Il cobalto, necessario per poter realizzare delle batterie agli ioni di litio, e da qualche mese sempre più scarso: dietro alla corsa al metallo raro c’è infatti un gruppo di fondi speculativi che stanno scommettendo sul rialzo del prezzo e, evidentemente, con una buona dose di ragione, visto e considerato che l’elemento inizia a scarseggiare e quel poco che c’è costa sempre di più.
A ricordare quanto sopra è stato appunto il quotidiano finanziario, che rammenta come sei fondi abbiano rastrellato circa 6 mila tonnellate di cobalto (poco meno di un quinto della produzione totale dello scorso anno), accompagnando così un incremento del 50% dallo scorso novembre e un raddoppio (e oltre) nell’ultimo anno, con il prezzo passato da 10 dollari la libbra, a più di 21 dollari.
Per quanto concerne i nomi dei “rastrellatori”, il quotidiano cita la svizzera Pala Investments e la cinese Shanghai Chaos. Al di là dell’individuazione più o meno precisa, quel che è certo è che chi ha rastrellato negli ultimi tempi oggi si trova sopra una montagna di cobalto, che ai prezzi correnti vale circa 300 milioni di dollari, ma che rischia di valere molto di più nel prossimo futuro. A spingere la domanda potrebbe infatti essere proprio il settore dell’auto elettrica – ricorda il quotidiano – con una richiesta annua di circa 900 tonnellate nel solo 2017, e che potrebbe salire in maniera incisiva nei prossimi anni, anche a causa di alcune iniziative straordinarie, come la giga factory che Tesla ha costruito nel Nevada, dando il via alla produzione di massa delle batterie.