Secondo quanto afferma la Fondazione per lo sviluppo sostenibile in un report relativo al 2016, sono circa un milione gli italiani che scelgono di spostarsi in condivisione. Una nuova mobilità ripartita in 700 mila autisti di automobili di Enjoy e Car2Go, 200 mila persone che usano le biciclette comunali, 40 mila passeggeri che effettuano l’autostop digitale di BlaBlaCar, e così via. Numeri in crescita e sempre più importanti, che nel caso del car sharing sono aumentati a un ritmo del 100% annuo.
Ad ogni modo, compiere delle stime attendibili è ben difficile. Per esempio, il successo di Uber non è facilmente prevedibile, considerato che la società dichiara 83 mila prenotazioni nell’arco di tre mesi, con numeri evidentemente molto bassi rispetto ai 40 milioni di utenti mensili a livello globale. Probabilmente, la colpa è della cancellazione del servizio Pop, il più economico, in cui erano i privati cittadini a improvvisarsi tassisti. È rimasto il servizio Black, con berline nere e autisti incravattati, che ha però un costo superiore a quello di un taxi.
Senza scomodare il clamore di Uber, in alcune città italiane si festeggia già il successo di Enjoy di Eni, o delle Smart di Car2Go, del gruppo Draimler. Peccato, però, che il 90% dei veicoli sia concentrato in sole quattro città (Milano, Roma, Firenze e Torino), anche se è vero che tutti i centri italiani con più di 250 mila abitanti hanno oggi almeno un servizio di condivisione, raccogliendo quasi 700 mila abbonati.
Per quanto concerne il profilo dell’utilizzatore, l’identikit più ricorrente parla di utenti giovani e digitali, con durate medie del noleggio pari a quelle di un taxi: a Milano si parla di 6,27 chilometri e 20 minuti. Infine, dallo studio è emerso come l’auto in condivisione si utilizzi prevalentemente di sera, e in occasione di viaggi occasionali.