Volkswagen ha recentemente pubblicato i risultati dell’esercizio contabile e fiscale 2015, dopo aver dato seguito a un rinvio finalizzato a sopperire alla necessità di chiudere alcune questioni ancora aperte sullo scandalo Dieselgate.
Ebbene, i numeri – resi noti il giorno dopo l’annuncio di un accordo quadro con le autorità americane per risolvere tutti i procedimenti civili – evidenziano purtroppo la presenza di oneri straordinari particolarmente salati, e quantificati in 16,2 miliardi di euro: una cifra di gran lunga superiore ai poco più di 6 miliardi che erano stati accantonati dopo lo scoppio dello scandalo, ma inferiore alle stime più ottimistiche del mercato.
In aggiunta a quanto sopra, la società tedesca auto ha dato seguito a una decisione sorprendente, confermando il dividendo, pur su livelli molto inferiori rispetto al 2014. All’assemblea degli azionisti del 22 giugno sarà dunque proposta una cedola di 11 centesimi di euro per le azioni ordinarie e di 17 centesimi per le privilegiate, a fronte rispettivamente dei 4,8 e 4,86 euro precedenti.
Passando ai risultati commerciali, come era intuibile lo scandalo ha frenato le vendite, calate da 10,14 a 9,93 milioni di veicoli. Tuttavia il miglior mix di prodotto, il contesto favorevole dei cambi e il positivo contributo delle attività finanziarie hanno determinato un aumento dei ricavi del 5,4 per cento a 213,3 miliardi, poco sopra i 211,8 mld previsti dal consenso degli analisti.
Male invece il risultato operativo: scendendo tra le righe di conto economico si trova infatti un rosso per 4,1 miliardi contro l’utile di 12,7 mld del 2014. Oltre al Dieselgate hanno infatti pesato i 400 milioni di oneri legati alla ristrutturazione delle attività nei veicoli commerciali e al brand Vw. Al netto delle componenti atipiche, l’utile è salito da 12,7 a 12,8 miliardi contro i 12,47 delle attese.
Il risultato netto attribuibile agli azionisti è così passato da un utile di 10,85 miliardi a un passivo di 1,582 miliardi.