Come era lecito attendersi, il dieselgate inizia a far sentire tutta la sua influenza negativa per Volkswagen. E così, la compagnia tedesca non può che assistere impotente al tracollo delle vendite nel mercato nordamericano, dove è partito lo scandalo sulla manomissione delle emissioni: nel solo mese di novembre le immatricolazioni sono calate di un quarto (- 24,7%), a confermare quanto il mercato stia punendo quanto accaduto.
A proposito di Volkswagen, recentemente si è espresso sulla compagnia auto anche l’amministratore delegato di FCA, Sergio Marchionne, secondo cui il dieselgate non è solamente un problema tedesco. Parlando a margine del consiglio per le relazioni italo – americane, di cui è presidente, il manager ha spiegato come tutti i produttori di auto siano divenuti “oggetto” di interesse, contrariamente a quanto accadeva prima.
Quello delle quattro ruote, ha poi proseguito Marchionne, è un ambiente che sta diventando sempre più complesso, “specialmente dopo il caso Vw, che è andato a scombussolare tutti quanti, e le aspettative in base alle quali dovremo gestire questo comparto”. Ancora, prosegue Marchionne, l’Europa dovrebbe “sedersi attorno al tavolo e cercare di stabilizzare tutto e creare uno standard comune, un sistema di valutazione e compliance che sia uguale per tutti”.
Leggi anche: Novembre, ottimo mese per il mercato auto
Oltre ai dati americani, sono altresì usciti quelli sulle immatricolazioni francesi. Secondo i dati pubblicati dal Comité des constructeurs français d’automobiles (CCFA), nei primi 11 mesi dell’anno, le immatricolazioni transalpine sarebbero cresciute del 6,2% a 1,7 milioni. Tra i costruttori, ottima prestazione di Psa Peugeot Citroen, con balzo del 13,1%, mentre Renaut è cresciuta di 8,3 punti percentuali. Anche in Francia buone prestazioni per FCA, con balzo del 17,1%, e punte del 26,9% per il marchio Fiat. Da inizio anno ad oggi ne deriva che la progressione del Lingotto è a doppia velocità rispetto agli altri (+13,2%), con la quota di mercato ora salita al 3,75%. La quota di Ford, Toyota e Nissan, con fette intorno al 4%, non sembra più così irraggiungibile nel breve termine.