Sono passati meno di due mesi dall’esplosione mediatica del caso della polizza assicurativa offerta in omaggio, per il primo anno, dalle case automobilistiche. Una promozione che in realtà ha con sè molti più pregiudizi che meriti, visto e considerato che i contratti assicurativi auto in questione non sono coperti e garantiti dalla legge Bersani.
Una promozione – aggiungiamo – che ha riguardato almeno 13 mila malcapitati, rimasti “vittime” di una pratica che non è certamente illegale ma, a quanto si legge, ha tratto in inganno molte persone. Proprio per questo motivo l’Ivass, per voce del suo capo del servizio tutela del consumatore, Elena Bellizzi, ha dichiarato che l’istituto potrebbe richiedere alle tre compagnie assicurative coinvolte di rimborsare la differenza già pagata da chi ha sottoscritto la polizza gratis e si è ritrovato con un premio maggiore senza aver fatto incidenti.
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Dunque, se la proposta Ivass dovesse entrare in vigore, chi ha stipulato una polizza pagando un premio assicurativo più elevato rispetto a quello di cui avrebbe potuto usufruire, potrà chiedere il rimborso alla compagnia assicurativa di cui è attualmente cliente, perchè non ha potuto beneficiare delle agevolazioni previste dalla legge Bersani per la stipula di un contratto di assicurazione successivo. Complessivamente, potrebbe trattarsi di una cifra pari ad almeno 6 milioni di euro di premi per il solo 2014.
Detto ciò, le soluzioni più probabili sembrano esser due. La prima è per chi ha in corso ancora la polizza gratuita, nei confronti del quale il consumatore potrebbe essere beneficiato con un attestato di rischio normale in cui deve comparire la sua sinistrosità, comprensiva di tutto. La seconda soluzione è nel caso in cui l’annualità sia già scaduta: in questa ipotesi, infatti, se si è andati da un altro assicuratore che ha fatto pagare un premio più alto, si avrà diritto ad avere non solamente l’attestato di rischio dalla compagnia che ha dato la polizza gratuita, quanto anche far correggere la posizione dal nuovo assicuratore, richiedendo indietro i soldi pagati.
Insomma, un passo avanti certamente positivo, con l’unico malus che – sulla base di una vecchia norma del 1961 – le compagnie assicurative non saranno tenute a rimborsare anche le imposte. E, dunque, i consumatori otterranno non il 100% del rimborso, ma una cifra inferiore al 70%.