Il gruppo automobilistico statunitense Ford ha chiuso il trimestre con risultati che hanno deluso stime di consenso precedentemente diffuse sul mercato. I risultati del secondo trimestre hanno infatti registrato una flessione dell’utile netto a 2 miliardi di dollari, con un passo indietro del 9 per cento rispetto a quanto conseguito nello stesso periodo dell’anno precedente, corrispondenti a 0,49 dollari per azione, come conseguenza di un andamento piuttosto piatto registrato negli Stati Uniti e della prima perdita ante imposte registrata in Cina degli ultimi tre anni.
Inoltre, il dato, così come calcolato al netto delle componenti straordinarie, si attesta a 0,52 dollari per azione, al di sotto dei 0,60 dollari per azione che erano stati a suo tempo previsti dal mercato. Risalendo le righe di conto economico, rileviamo inoltre come il fatturato ha registrato invece incremento a 39,5 miliardi rispetto ai 37,3 miliardi di dollari dell’analogo periodo del precedente esercizio, battendo però in questo caso i 36,31 miliardi di dollari stimati dal consenso del mercato.
Nel conto economico riclassificato spunta inoltre un margine operativo della divisione auto che è sceso a 7,7 punti percentuali, 0,7 punti percentuali in meno rispetto all’8,4 per cento del secondo trimestre 2015. I possibili effetti derivanti dalla Brexit, le fluttuazioni valutarie e i costi per il lancio di nuovi modelli, hanno condotto Ford a dubitare sul raggiungimento degli obiettivi per l’intero 2016, anche se al momento restano inalterati con un utile ante imposte tra 10 e 11 miliardi di dollari.
L’attenzione è a questo punto incentrata sull’andamento del terzo trimestre e dell’ultimo periodo dell’anno, per comprendere se Ford sarà o meno in grado di invertire la rotta che vede la redditività, pur ampia, ancora in flessione.