Il 2015 potrebbe essere ricordato come l’anno della fine della crisi dell‘industria dell’auto italiana, che prevede di chiudere con 650mila vetture prodotte, ovvero tante quante sono state realizzate in Italia nel 2008 e nel 2009, l’ultimo biennio prima dell’esplosione delle ben note criticità.
In altri termini, con il 2015 si punta a recuperare il gap registrato nel periodo di crisi economica, sperando di lasciarsi definitivamente alle spalle il dimezzamento dei volumi dell’industria dell’auto nell’ultimo decennio, con un calo del 52,4% tra il 2014 e il 2005.
A sancirlo è stato, negli ultimi giorni, Aurelio Nervo, nuovo presidente dell’Anfia, che coglie altresì l’occasione per cercare di rilanciare alcuni dei prossimi obiettivi del comparto. “La sfida per le aziende del settore nei prossimi anni – sottolinea Nervo – è quella delle nuove forme di mobilità e le tematiche dell’auto connessa. Questo rappresenta una nuova opportunità di business per il settore, che apre all’It e all’elettronica”.
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Non solo, secondo il presidente dell’Associazione, la stessa manifattura di nuova generazione “rappresenta una possibilità per le aziende italiane di superare il problema del “nanismo” industriale lavorando in connessione con le altre aziende della filiera, per recuperare competitività”.
Sempre secondo l’Anfia, che ha recentemente elaborato le proprie statistiche sulla produzione industriale, il comparto automotive nel suo complesso (produzione di auto, veicoli in genere e componentistica) è cresciuto del 27,6% nei primi nove mesi dell’anno, mentre la produzione di autoveicoli sale del 45,6%, la componentistica
in senso stretto del 14,1%.
Il risultato, commena Nervo, è in linea con la quota di mercato che la componentistica italiana ha rispetto alle produzioni FCA, e per l’anno prossimo è stimata una nuova crescita dei volumi. Trend positivo anche per quanto concerne altri settori come quello dei veicoli commerciali.